Viscere vuote

Mi sento svuotata. Sono stanca. Sono stanca di tutta questa merda che mi rimane attaccata alle suole nonostante la strada fatta e la polvere mangiata, divorata, bagnata dal sudore. Determinazione e distillato di globuli bianchi anticorpi e piastrine per non ammalarmi morire sanguinare. Lotta e lutto. Elaborare. Sopravvivere, vivere, inspirare un urlo per soffiare lucidità e leggerezza. I brandelli dei sentimenti che ho provato sono luridi di rabbia ribrezzo rancore radiazioni e si trascinano come lembi di carne morta appesa a marcire sulla mia cintura. I vermi disegnano contorni bianchi e decori su enormi torte nuziali farcite di merda e rigurgiti. Carogne. Carogne, maledette carogne bastarde. Avete trasformato il mio cuore in pietra e non la zucca in un cocchio. In un cazzo. Dato, negato, scambiato, duplicato. Eluso. Illuso. Confuso. Come il bambolotto che oscilla impiccato alla giostra, prostituendosi, ammiccando come una troia per farsi prendere e darti una corsa omaggio nel suo paese dei balocchi da telefilm, per farsi salvare da questa vita vuota come un uovo bucato, per non morire senza credere di aver mai amato. Tu abbocchi, abbracci, arranchi, fai arrossire le guance, esulti per stringere il suo corpo seriale, per avere il suo amore da produzione industriale. Ma lui, con i suoi capelli sintetici e gli occhi che si chiudono a comando e le giunture snodate pronte alla fuga, a divincolarsi tra mezze verità e e in mezzo alle mie gambe, non si fa prendere mai. Vuole fotterti, derubarti scambiando schegge di cuore con gettoni di plastica, spillarti ogni goccia di sangue, vuole tutto quello che hai, vuole tutto di te, prima di chiudere la cassa il baracchino luccicante di abagli e la lampo e partire verso un’altra città. Pretende la verità lacerata dei tuoi segreti il tuo sesso la tua vita la tua morte i tuoi sorrisi e i tuoi latrati orgasmici in una messinscena naturalistica dell’innamoramento, in cui è già tutto previsto, provato e collaudato. Solo l’emozione di un istante, o l’imprevisto imbarazzo della distrazione che ti fa dimenticare la battura, solo l’imbarazzo della verità, possono soprendere l’attore, e lasciar intravedere lo sguardo perso di un uomo insignificante dietro i belletti del personaggio. Ma nessuno sorprenderà mai il sipario. Il sipario cala e non ti guarda mai in faccia. Non si spoglia mai. Riveste la realtà con le sue luci al neon e il suo chiacchiericcio di frivole flatulenze stereotipate con i suoi assiomi meschini e laidi abusando della speranza che ha appena generato. Solo quando lo spettacolo è finito ti accorgi che nulla era vero, che era tutto posticcio e rammendato come i capelli strappati di una bambola di pezza. Tutto questo teatro, tutta questa farsa di cuori infranti, buone intenzioni e scuse sentite è solo la proiezione di un gioco da grandi, fatto da persone piccole.

4 commenti

  1. Commento di kemas on Settembre 7, 2008 4:12 am

    mamma mia! mi piace molto come scrivi.
    se ti producessero un’opera prima e la pubblicassero, andrei a comprarla all’istante.
    brava So.

  2. Commento di Taglia on Settembre 7, 2008 9:12 am

    Shit happens: la quantità di merda che possiamo sopportare è inversamente proporzionale alla capacità dei nostri polmoni, quando si raggiunge il punto di saturazione è forte la necessità di alzarsi sulle punte dei piedi per tentare di raggiungere e respirare un po’ d’aria fresca. Personalmente l’arte è la mia aria fresca (lì mi allontano e mi isolo dai miasmi della vita), invece l’amore (quando è falso) o il sesso quando è fallato e scaduto, incrostato di ipocrisia come tu giustamente hai evidenziato e rappresento in questo sfogo-racconto (mi pare di aver colto questo significato - davvero molto ben scritto) è parte integrante di quella merda.

    Dante nell’inferno scrive che Virgilio per placare Cerbero gli riempie le bocche di fango. E’ ciò che succede a noi: fango-merda, ad ognuno la sua dose. Sta poi a noi decidere se ingoiare o sputare.

    Non so come tu ti senta, né so di cosa tu abbia bisogno, o dove tu riesca a trovare la tua aria pulita, immagino però che anche tu abbia bisogno di quella boccata d’aria linda ogni tanto, perciò: buona fortuna!
    Tra una boccata e l’altra conviene pulirsi le suole (dai residui di merda) sul marciapiede, se battendo i piedi ti capitasse di sentire un rimbombo sordo, è per effetto del vuoto creato sottoterra dalla conca dell’inferno. Anche laggiù le cose non vanno meglio, è sempre merda, specie se ti capita di incontrare Virgilio.

  3. Commento di pacatoegentile on Settembre 7, 2008 12:03 pm

    Sto iniziando a praticare da poco la tecnica della trasparenza e del rimbalzo :
    se qualcuno o qualcosa mi attacca non reagisco, semplicemente lascio che le cose mi passino attraverso oppure le rimbalzo indietro al mittente rovesciando il punto di vista.

    Per ora funziona discretamente :-)

  4. Commento di Sophieboop on Settembre 7, 2008 3:17 pm

    @Kemas: Tnks tnks :)
    @Taglia: grazie davvero per il bellissimo commento. Forse, come dicevo l’altra sera, avrei solo bisogno di stare sola, e non sola rispetto agli uomini, ma sola rispetto a tutto, per ricominciare a respirare dopo aver sputato la merda, per pulirmi la bocca e il cuore. Non è tanto quello che succede, ma il progressivo incrinarsi del vaso, e piccoli pigmei rompicoglioni che si divertono a prendere a calci le falle. forse scriverò un post a riguardo. Forse, dovrei prendere la mia boccata d’aria proprio scrivendo, e non solo post. :)
    @Pacatoegentile: purtroppo temo che questa strategia si possa applicare solo alle cose che ci arrivano addosso, e non a quelle che ci entrano dentro. Ho fatto, e sto facendo “la dura”, mandando affanculo, dicendo no, cercando di preservare il più possibile la mia salute mentale…ma ho una fottuta paura che diventi una brutta abitudine, il cui effetto potrebbe essere non sentire più niente. Che delirio.
    So.

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