Mastrolindo è un principiante in confronto.
Se mi spogli, ti accorgerai che io sono diversa. Se osservi attentamente la mia nudità, noterai che io non ho un cazzo tra le gambe. Ma se ci pensi bene, capirai che anch’io ce l’ho: tra le orecchie.
Il cervello è il cazzo delle donne. Sì, ce lo siamo proprio messo in testa.
D’altra parte siamo esseri umani, e ci piace complicarci la vita. E se siamo donne, ci piace ancora di più, tanto da collocare il Gral del godere nell’organo più misterioso che abbiamo, il cervello. E ovviamente per attingere a questo calice dobbiamo prima aggirare dei pericolosi tranelli alla Indiana Jones. Come se volessimo nasconderlo, o forse proteggerlo. Persino a noi stesse.
Certo, anche gli uomini godono con il cervello e hanno bisogno di feeling mentale, fantasie, eccitazione, e di un ammasso gelatinoso che riesca a rielaborare uno stimolo fisico per renderlo piacere, ma forse visto che da secoli la sessualità viene interpretata secondo una visione fallocentrica dell’universo, possono – o meglio, riescono – a lasciarlo un po’ più da parte.
Noi, no. Noi dobbiamo incasinarci la vita. O meglio, ce l’hanno incasinata visto che anche noi “donne moderne” ci troviamo a convivere con un karma sessuale che affonda nei secoli e si porta avanti piccoli detriti di vite e culture precedenti. Come se la biologia non ci avesse dotate oltre a tante cose spiacevoli come il mestruo e il dolore del parto anche di un simpatico organo il cui unico scopo è farci godere, il benemerito clitoride. Un organo che nelle sue ridicole dimensioni read more…
Guarda il mio corpo dall’alto e guarda tutte le piccole imperfezioni di questo groviglio di fibre e cellule erose.
Guardalo e poi dimmi se non sono montagne, pianure, abissi e metropoli perdute quelle che vedi. Dimmi se non sono strade brulicanti quelle che si snodano sotto la mia pelle. Dimmi se nella mia carne non ci sono cavi, tralicci e centraline.
Io voglio, voglio che tu segni tutti i luoghi del mio piacere affondando strette le tue unghie corte. E voglio che per ogni nascondiglio, meta e buca ci sia un nuovo percorso per arrampicarti dentro i miei nervi.
Voglio che la tua lingua che solchi le mie vie. Che le tue mani plasmino la mia mente. E voglio che il tuo cazzo mi scavi dentro, fino in fondo al cuore.
Voglio essere spiata con occhi di satellite e tracciare le mappe dei miei desideri. Voglio esplorare il godere in scala reale. E orgasmi in tre dimensioni.
Voglio avere infiniti punti di partenza. Venire sempre. E non arrivare mai.
Voi cosa fareste se vi mettessero a disposizione una stylist (simpaticissima), un fotografo (bravissimo) e della biancheria (bellissima, lussuosissima, lussuriosissima)?
Non potevo dire di no.
Settimana scorsa sono stata alla presentazione di questa nuova proposta indecente di Angelique DeVil, Sensual Set, ovvero: farsi fotografare – e coccolare – come una diva, un po’ rock per quel che mi riguarda. Parrucca. Vestitino di tulle e pelle. Sculaccino di raso viola.
All’inizio ero rigida come la cartapesta, ma quando ho iniziato a lasciarmi andare è cambiato tutto.
Un piccolo scatto di libertà. Un flash di euforia. Un pensiero dall’innocenza pornografica.
E il mio fidanzato vuole già fare un poster.
Adesso capisco perché.
Quando sono nata mi hanno strappato un pezzo di cuore per metterlo sulla punta del tuo cazzo.
E ogni volta che ci separiamo la cicatrice lucida strepita. Sbraita. Urlando di ricongiungersi a te.
Reclamando la tua carne in mio nome.
per ogni fibra di labbro spaccato
per ogni filo di gonna stracciata
per ogni cellula di carne profanata
per ogni istante di indifferenza insolente
per ogni centesimo di stipendio rosicchiato
per ogni dente di sorriso spezzato
per ogni sillaba di insulto affondato
per ogni grammo di grido ingoiato
per ogni millimetro di anima annientata
atterrita
derisa
deturpata
umiliata
insudiciata
vandalizzata
ammazzata
mi strappo le vesti
alzo la testa
e rompo il silenzio
Ricorda di contrarre le punte dei piedi.
Inarca la schiena.
Gemi con “ahhhhh” “sìììììì” “ancoraaaaaaaaaaaaa” e “di più”. Ma senza sembrare una body builder alle prese con la chest machine.
Soprattutto, ricorda di respirare molto velocemente, di contrarti fino allo spasmo e poi di rilassarti improvvisamente. E se non sei abbastanza bagnata, magari cerca di pisciarti giusto un pochino addosso, così sembri più eccitata.
Intanto magari pensa alla lista della spesa. Pensa se hai dato i croccantini ai gatti, o continua a sognare quella borsa, magari ti aiuta. Magari ti fa anche un po’ male questa recita, ma preferisci così, perchè fa sempre meno male della realtà, è meno faticoso, e poi passa più in fretta.
Dobbiamo produrre orgasmi. Produrre orgasmi per noi, per provare che siamo donne goduriose, libere, che sanno godersi la vita e soprattutto il sesso. E produrre orgasmi per lui, per provargli che lui ci fa godere un sacco, con tutta la sua prorompente virilità.
E poi: produrre orgasmi vaginali, perché quello clitorideo è troppo facile e vale meno. Produrre orgasmi simultanei: basta scegliere la giusta tempistica per aggiungere un po’ di spettacolo da blockbuster e consacrare l’impeto esplosivo dell’orgasmo maschile che travolge anche quello femminile. Quasi come se fosse una giustificazione.
Soprattutto, dobbiamo produrre orgasmi perchè un diritto che ci siamo guadagnate, che abbiamo voluto, amato, e produrre orgasmi perchè con ogni diritto bisogna anche adempiere a un dovere.
E pazienza se questo crea ansie da prestazione, pazienza se nonostante tutto, non veniamo. Basta che lui sia contento, così non penserà che siamo meno donne di quello che sembriamo ai nostri stessi occhi. Non penserà che lo amiamo meno, o che lui non sia abbastanza. Basta farci l’abitudine, finchè non diventa normale.
Ma ogni volta che simuliamo l’orgasmo in realtà ce lo stiamo negando da sole, senza dare al partner la possibilità di fare altrimenti e provvedere. Così lui sarà placido e soddisfatto nel suo rilassamento post-orgasmico, e noi, tra le sue braccia, continueremo a roderci il fegato, ricalcando uno stereotipo della nostra sessualità con una matita rosicchiata dalla rabbia e slavata dal dolore. Piuttosto di confessare, ci mascheriamo da puttane, da pellicole gementi, da manichini radiocomandati e ci rendiamo complici della nostra sofferenza.Krumire. Sabotarici di orgasmi. Nemiche della rivoluzione sessuale.
Fingendo di essere quello che non siamo, negando la viva verità del nostro piacere, ci freghiamo con le nostre mani, intrappolandoci in un piacere che non esiste, in un orgasmo che non abbiamo mai vissuto, e che non vivremo mai.