… o a fare la maglia.
In effetti mi sembrano attività rilassanti, come un intrecciare di pensieri in maniera concatenata, con punto a catenella, accostando filati, filando le voglie…
E poi queste creazioni di Shanno Gerard (grazie Kika) starebbero davvero bene vicino ai miei cuscini di tette!
Piangendo per una sensazione che non so distinguere, con quel poco di fiato che mi resta in gola, sussurro: «Non ho mai pensato di poter andare così lontano, tra le mie stesse gambe».
Dicevo. Il mio romanzo. Romanzo.
Sarà in libreria dal 25 di agosto.
Il titolo è
La disposizione degli organi interni
pubblicato per Aliberti editore.
Questa, in breve, la trama
Qual è la connessione tra istinti, sentimenti e pensieri, tra sesso, cuore e cervello? Quale disposizione degli organi interni conduce all’orgasmo?
Per riconquistare l’estasi perduta una giovane donna – imperfetta, impaziente e innamorata – si lancia alla scoperta del piacere esplorandone le possibili variazioni e i meccanismi più segreti, con coraggio e sincerità disarmanti. Al suo fianco ci sono un enigmatico Dottore, l’amica di sempre Eva, e Lui, il suo grande amore. Sullo sfondo una città frenetica, letti sfatti e alcove improvvisate, un trasloco e un lavoro opprimente. Ma la ricerca dell’orgasmo la spingerà ad andare ben più in profondità di quanto avrebbe mai immaginato, chiedendole di superare i propri limiti e di mettersi faccia a faccia con se stessa, rivelando a poco a poco una verità inattesa, umana, universale.
Ok. Ora che è davvero finito posso dirlo.
Oggi va in stampa il mio primo romanzo. Tra poche settimane sarà sugli scaffali delle librerie.
E’ una storia che si snoda tra istinti e istanti, cruda e delicata, è la storia di una donna che ha perso il suo orgasmo e lotta disperatamente per riconquistarlo, abbracciata da un amore candido e carnale. E’ un percorso – erotico e interiore, davvero intimo – attraverso il sesso, i suoi meccanismi e le sue sfumature, verso il piacere. Un piacere assoluto, totale.
Per l’emozione non riesco a scrivere nient’altro. Solo che sono felice.
A breve altri dettagli
Usare gli assorbenti è OUT!!! Una vera testimonianza vera, la mia.
Tutto è iniziato quando la mia amica Green Kika mi ha consigliato di provare le coppette mestruali, le MoonCup. Una sera è venuta a casa mia e me le ha fatte vedere: colorate, sembrano dei piccoli calici in silicone, delle corolle di fiori dove si raccoglie il polline, solo che è polline rosso. Mi ha detto: “scegline una” e io ho preso quella rosa, con lo stelo fatto da 3 pallini. Mi ha fatto anche vedere come si usa: “basta piegarla su sé stessa, infilarla e poi quando si sente un pok! dentro vuol dire che è sistemata bene. All’inizio l’idea di raccogliere il mio mestruo in una coppetta mi inquietava, mi faceva pensare al gelato all’amarena, alla body art e a brindisi per vampiri, tnto che ho pensato a usarla come un copricapo per piselli… ma poi… L’ho provata. La prima volta è stato strano, avevo paura di sporcarmi e che avrei lasciato le impronte del mio culo mestruato su tutte le sedie (il mestruo poi ti cola in mezzo alle chiappe e si spande sulla sedia, e sembra che sia il culo a sanguinare, come se uno avesse delle emorroidi da museo) e non l’ho tenuta su tanto. Non mi fidavo. Poi ho preso coraggio e il ciclo successivo l’ho indossata – dopo averla sterilizzata, ovvio – con le gambe un po’ aperte – prima che iniziasse il flusso, proprio come mi aveva spiegato la mia amica Kika. E’ andata benissimo! A parte i crampi e l’emicrania, non mi è sembrato neanche di avere le mie cose.
Sophie, usa Mooncup da 3 mesi
Dopo la testimonianza finto-pubblicitaria-presaperilculo-delle-pubblicità-per-assorbenti che sentivo il dovere jackassiano di scrivere (in cui è tutto vero), ecco la mia verità più professionale in materia:
LE MOONCUP SONO UNA FIGATA!
- Non inquinano
- Fanno risparmiare (fate voi il conto: tampax all’anno = 5 x 12 = circa 60 euri, che posso spendere in modo decisamente più piacevole!)
- Non si sente e non dà alcun fastidio: comodissima anche per dormire, fare sport…
- E’ più igienica e non ci si sporca: in pratica la coppetta avvolge il collo dell’utero, da dove esce il sangue
- La vista del sangue è sempre pressapoco la stessa, e non fa poi così schifo. Insomma, c’è di peggio.
- Bisogna cambiarsi molto di meno (essì, anche quando sembra che vi stiate dissanguano a giudicare dall’assorbente… non è così!), e in genere dura anche più di 8 ore. Con la pratica poi si impara qual è il proprio ritmo.
- A mio parere aiuta anche ad allenare i muscoletti pubococcigei, FONDAMENTALI per l’orgasmo.
Alcuni accorgimenti:
- Sterilizzarla sempre prima e dopo ogni ciclo e lavarla sempre con il detergente.
- Mettetevi in una posizione comoda per infilarla, piegatela su sé stessa, infilatela finché non sentite che è ben posizionata
- Non usatela per scopacciare: la lubrificazione prodotta dall’eccitazione la farebbe scivolare dalle pareti della vagina e potreste fare un po’ di pasticci
Per ora non mi viene in mente altro. Usatela e basta. Se Rocco avesse la passera, le userebbe anche lui.
Non potevo che avere la Trombofilia. Aspettando la visita dall’ematologo – ogni volta mi viene in mente l’ispettore Bloch di DD, che gridava “Datemi un antiemetico!”, anche se non è la stessa cosa – ho smesso di fumare (o quasi) e tra poco smetterò di prendere la pillola.
Oltre ad essere ipocondriaca e melodrammatica (oddio! sono malata! anche se non è nulla di grave ed era pure prevedibile), piango lacrime piene d’ormoni pensando che dovrò fare a meno, nello stesso momento, di due grandi piaceri: farmi venire dentro, e la sigaretta del dopo essermi fatta venire dentro.
Mi consolo pensando che l’effetto ingrassante del farla finita col tabagismo venga neutralizzato dall’effetto sgonfiante di smettere di prendere la pillola. Per ora ho le tette gonfie come due mongolfiere.
Scherzi a parte, sono contenta di aver smesso (più o meno) di fumare. Non so, come se avessi deciso di volermi un po’ bene.
Arretrato. Una parola che amo tanto nel suono, quanto detesto nel significato. Sono in ritardo su tutto, con cose a vanvera che sguisciano tra le mie mani, oggetti che non riesco ad afferrare, immagini che non riesco a mettere a fuoco, pensieri che non riesco ad addensare. La vita mi sfugge dalla mani. Non la sento più tanto mia, non mi sento più tanto me. Non so se mi sento più tanto bene.
Sempre a rincorrere, sempre ad avere il fiatone, sempre a chiedersi perché il tempo accelera, o forse perché io vado così piano. Ci sono sex toy, viaggi e fumetti di cui parlare, riflessioni e sogni da confessare, preimpostati in bozze che diventano sempre più arretrate di giorno in giorno. Ci sono persone che vorrei vedere, cose che vorrei o dovrei fare fare, commissioni da sbrigare, posti che vorrei vedere, fantasie che vorrei vivere, piaceri da cogliere, sorrisi da dispensare. Parole che vorrei dire, parole che vorrei scrivere.
Ma in fondo c’è solo un’azione – unica, fondamentale. Per tornare a governare il mio corpo/persona. Per ricominciare dettare il tempo, a imprimere il ritmo.
Senza sentirmi più in arretrato, ma semplicemente felice, perché dove sono è dove voglio essere. In una vita così, le lancette non sono ghigliottine, ma un solletico elettrico da rincorrere, per restare sintonizzati.
Questa verità mi violenta, ogni volta che ci penso. Che non ci pensiamo mai, perché se ci pensassimo probabilmente impazziremmo, ma tutte le persone che incontriamo, le comparse, le sagome che si attaccano alle maniglie della metro, i conoscenti, gli amici intimi, il medico di famiglia, la portinaia, il capo, il capo del mondo, lo spazzino, il postino, il divo, il portaborse, l’uomo d’affari, la donna in carriera, l’aspirante qualcosa.
Sono tutti nudi. Nudi. In questo preciso istante. Sotto tutti quei vestiti. Ci sono solo corpi. Tessuti. Membrane. Forme. Odori. Escrescenze. Cellule. Anomalie. Molecole. Geni. Interiora. Plasma. Sangue. Carni. Vive. Esseri umani. Ci sono tutte queste cose, sotto i vestiti. Se ne stanno lì, come serpenti addormentati, in attesa di un canto che li possa svegliare.
Siamo tutti nudi. Sempre. Mio Dio. Com’è possibile che nessuno se ne accorga?