Fidanzati da 35 giorni
Lei: (con occhi adoranti) lo sai che ti amo davvero tanto?
Lui: mmmmmmmmuhhhhhhhhhh (mugugnio tipico del maschio umano e bovino)
Sposati da 35 anni
Lei, la mattina prima di partire per qualche giorno in campagna, lascia per Lui un biglietto scritto a mano, tutto in stampatello, sul tavolo della cucina: TI AMO SEMPRE. Firmato.
Mi chiedo quando la diversa percezione/espressione dello stesso sentimento sia un ingranaggio oliabile e in una relazione, quanto sia necessario ne “La Storia”. Perché, sinceramente, ancora non l’ho capito.
…metteva l’amore sopra ogni cosa.
Avevo un body sintetico di quelli che si usavano al corso di danza, un paio di autoreggenti a rete rossa e un pezzo di stoffa elasticizzato, che forse era un top, come minigonna. Avevo 10 anni quando con una mia amica mi sono travestita da puttana. Ho ancora la foto.
Ero davvero una bimba bizzarra. Sì, una bimba, perchè a 10 anni si è bambine, e si fanno con estrema leggerezza cose che turberebbero chiunque. Oggi, ripensandoci, questo episodio dà da riflettere anche a me.
Avevo sempre avuto un certo amore per i travestimenti, da principessa, strega, da Robin Hood, da Bambi… quello della “lucciola” per me era, allora, solo un altro costume. Ma quello della prostituta, è un clichè reiterato della mia vita.
Sono cresciuta stimando figure come quelle della geisha, che non vede sesso ma piacere, inclusi arte e intrattenimento, e in coppia, quando sono innamorata, ho la tendenza, in alcune situazioni, ad assumere atteggiamenti totalmente votati al compiacere in qualsiasi modo il partner. Perchè voglio che si senta completamente amato. Perchè sono un’amante devota e dedita a Lui, al sentimento che nutro nei suoi confronti.
E quando in un articolo leggo frasi come “[...] vengono da me per raccontarmi dei loro problemi familiari, della consorte che ha sempre il mal di testa. Qui si liberano in modo sereno [...]” e “[...] attorno a me c’è solo amore”, non posso pensare che prostituirsi (volontariamente) sia un atto riprovevole. Come Bocca di Rosa, vera missionaria, che lo faceva per passione. Come Maria in 11 minuti di Coelho. Perchè sono donne che amano, amano il sesso e amano profondamente l’essere che hanno di fronte, in quanto umano.
Ci sono stati momenti in cui sono riuscita a fare l’amore con una persona senza esserne innamorata. Perchè in quel momento amavo il suo essere umano, e facevo, e facevamo, entrambi qualcosa per il nostro benessere, l’uno per il benessere e il godimento dell’altro. E questo senza alcun tipo di coinvolgimento romantico. Solo rispetto, desiderio e disponibilità nei confronti di una sensazione rara e a volte difficile da accettare, un amore diffuso, libero e indiscriminato.
Questo vuol dire avere un cuore grande. E questo modo di amare gli altri è un atto nobile, puro. Perchè il sesso è santo, è energia, ha il potere di redimere, di purificare e di liberare.
Se la prostituzione, che esisterà sempre, non fosse “vendita del proprio corpo” o di una prestazione sessuale, ma una “giusta retribuzione in cambio del proprio amore per gli altri”, o “una prestazione professionale dedicata al benessere altrui“, non ci sarebbe vergogna nel frequentare un’amante retribuita/o, e, forse, vivremmo in un mondo più felice, meno frustrato, con più sorrisi e meno rughe.
Cosa si può trovare di sbagliato in questo tipo di amore? Il denaro? O la non discriminazione sentimentale? O semplicemente che è terribilmente difficile amare chiunque?
E’ amore sacro, altro che amor profano.
Pare che Facebook stia rubando traffico ai siti porno.
E, secondo me, non c’è da meravigliarsi: perchè Facebook dà la possibilità di andare “alla fonte”, direttamente sul pascolo dove viene allevato il “bestiame”. Puoi sederti sullo steccato e stare a guardare, e forse, un giorno, potrai anche toccare e gustare quella meravigliosa costata di manzo che hai tanto platonicamente amato stando al di là del recinto cibernetico. In più, lo spettacolo del social network è gratis. E’ comprensibile quindi il perchè anche un 3X2 sui DVD porno abbia perso gran parte del suo fascino (youporn et similia citati per concorso di colpa). Ovvio comunque che il porno, come contenuto del web e non, non morirà mai.
Per quella che è la mia esperienza, Facebook è il più grande bordello del mondo, come uno svincolo di qualche strada provinciale con tanto di corsie da supermercato.
Su Facebook si trovano grandi offerte e grandi vantaggi. Essendo un segmentatore di target (permette di classificare gli utenti e di dividerli in base alle loro preferenze), sai dove trovare cosa/chi: surgelati anti-frigidità, condimenti e lubrificanti (Ultimo tango a Parigi docet), feticismi e derivati, pane e pene, pere, fichi e fica, orientamenti alle casse, affettati anali, sveltine da carta di credito. In pratica, se comprando qualcosa dal banco frigo, difficilmente capiterà di trovare della senape sotto la confezione plastificata di uno yogurt.
Terreno fertile per cacciatori internettiani, utile per tenere i contatti con antichi compagni i merende, Facebook è la pornografia chattara del sentito dire, dell’amico dell’amico, del mondo è troppo piccolo e del bottone virtuale.
Quando ho creato un account Fb per il blog, read more…
Cosa fa Sophieboop quando non scrive il blog? Quando non è su Facebook? E quando non è a spassarserla in un motel saltellando sul letto come una bimba o sopra qualche uomo (il suo uomo, perchè Lui ne vale almeno 3) da brava porcellina? Fa servizietti? E se fa servizietti, di che tipo sono? Scopa per terra? Passa l’aspirapolvere?
La risposta a tutte queste domande in Cosa fa Sophieboop?
Venerdì sera un corsetto mi stringeva i fianchi, e una linea nera scorreva dritta sulle mie gambe fasciate dai collant. Venerdì sera ho partecipato al mio primo party fetish. Feticismo dei piedi, per la precisione.
I miei piedi sono stati accarezzati, abbracciati, stretti, saggiati, annusati. I mie piedi hanno camminato, calpestato, schiacciato, forse anche sfiorato. Un uomo mi ha chiesto se poteva toccarmi i piedi e, mentre chiacchieravo con il mio Lui, si è steso a terra, tra il tavolino e il divanetto, e ha adorato e leccato i miei piedi attraverso i collant velati di nero. Mi ha chiesto di premere di più sul suo viso, dicendo “di non preoccuparmi” perchè a lui piace così. E io l’ho fatto. Ho strofinato e schiacciato.
La cosa non mi ha eccitata moltissimo, forse perchè non sono una vera e propria feticista, e ho bisogno di un legame molto profondo e di una connessione mentale estremamente intima, per provare un desiderio che mi permetta di apprezzare completamente questo genere di giochi. Perchè provo un desiderio per l’altra persona, e quindi per tutte le sue parti, e non per la parte in sè (ma ammetto che certi “elementi” esercitano molto fascino su di me).
Ma mentre ero seduta in quella sala semibuia ho capito che quel momento, se per me era un’esplorazione personale, per quell’uomo, che era ai miei piedi, era un piacere. E mi faceva piacere che lui potesse esprimersi, essere appagato. E non ho acconsentito alla sua richiesta per bontà d’animo, ma perchè mi interessava esplorare le mie sensazioni, e soprattutto, perchè me l’ha chiesto in modo cortese.
Ed è qui che volevo arrivare. Perchè in un ambiente che in molti considerano “diverso”, se non, erroneamente, “perverso”, ho trovato un’atmosfera distesa, calma, calore umano e grande rispetto. Rispetto per le persone, i loro limiti e i loro desideri.
Cosa che è molto più difficile da trovare in ambiti “normali”, dove la palpata di culo è quasi un obbligo, e le mani non ti chiedono permesso, dove chi può arraffa, dove l’ormone obnubila il cervello e fa dimenticare l’educazione e il fatto che attorno a te, con te, ci sono persone. E invece lì, in club privè dove per entrare devi suonare il campanello e scendere una scala, non c’era la sensazione di essere in un grande banco di macelleria, con tagli in offerta preconfezionati, e filetti su cui la gente sbava. Lì, in una serata feticista (questa piccola, stupenda parola che fa molta paura), non c’era la tensione quasi maniacale al rimorchio, non c’era la smania avida, non c’era morbosità. E si riusciva a parlare, a confrontarsi, serenamente. C’era apertura mentale, altra cosa di cui molto spesso si scarseggia, nella “società delle persone normali e perbene“.
E durante la serata ho anche avuto modo di capire, quanto sia inestimabile la fortuna di poter condividere con chi si ama ogni passione, di potersi esprimere completamente, dando forma ad ogni voglia, capriccio e desiderio, senza la paura di sentirsi mai, davvero mai, “diversi”, o peggio, “sbagliati”.
Grazie.
Inno alla parola densa e pulsante
Sei una troia
Sei la mia troia
Ti amo
Ti ammazzo
Ti voglio come un eroe atteso e sperato che salvi il lieto fine della mia favola
Ti piscerei addosso come a un muro di periferia
Scopami come se non esistessero il tempo lo spazio la morte il dolore il passato il buio
e la luce
Fottimi come un orecchino di bigiotteria
Corrimi come un lampo e una risata sincopata
Accarezzami come l’ultimo vento caldo del primo autunno
Sfregiami con la lama istantanea dei tuoi accenti
perchè la mia immaginazione è di nuovo vergine ogni volta
C’è chi dice che le parole non rimangono. Che le parole non contano. Che contano solo i fatti.
Non è vero.
Perchè parlare è un’azione, come rubare baciare detestare amare scopare accarezzare lavorare correre pisciare cagare mangiare respirare dormire. Parlare.
Perchè una parola non è un grugnito, perchè una parola è la freccia che si conficca dove il legno è più tenero. Non importa che sia il centro del bersaglio, ma è sempre il punto giusto. Con le parole esprimiamo un concetto un’emozione un sentimento una menzogna una verità, un qualcosa di cui neanche noi stessi possiamo dare una definizione razionale e compiuta, eppure le parole si appiccicano addosso a questa massa informe e collosa, e non si capisce se è La Cosa ad attrarle a sé, o se sono loro che cercano La Cosa spasmodicamente, come puttane disperse per il mondo perchè prendano forme, aderiscano a contenitori e contenuti, perchè incantino, perchè feriscano, perchè facciano voltare i passanti esponendo i loro suoni in questo baraccone senza speranze. Le parole scopano la realtà, la penetrano, la muovono. La fanno urlare.
Di piacere o di dolore. La fanno urlare.
Io Voglio. Urlare il mondo di parole.
Perchè se mi dici che mi vorresti scopare adesso dentro il cesso squallido di questo locale, afferandomi i capelli, prendendomi per i fianchi, venendo dentro di me fino a morire, il mio cervello si bagna.
Perchè se mi dici che te ne vai un fiume smette di scorrere.
C’è chi dice che le parole si consumino, che perdano di significato. Ma le parole non sono le pagine. Perchè le parole si ricordano e le pagine diventano polvere d’antiquariato.Perchè le parole non si possono mai ripetere nello stesso modo, ma si possono stampare infinite pagine identiche.
Le parole hanno valore a seconda di chi le ha in bocca. Un dente d’oro nella bocca di un cadavere non vale. Più. Niente.
Dire “ti amo”. Oggi. Non. ha. più. un. valore.
Perchè lo dicono tutti, lo dicono cani e porci, perchè è un verso un commiato un addio un arrivederci e un vaffanculo. Perchè è triste non dirlo, pechè è triste dirlo. Perchè si sgualcisce, perchè non passa mai di moda, perchè gallina vecchia fa buon brodo e perchè a caval donato non si guarda in bocca.
Prego.
Dire “ti amo”. Oggi. ha. un. senso.
Che parte alle viscere come una bolla di magma che ribolle e che rischia di detonarmi in pancia di squarciarmi il ventre perchè ti amo è un conato di vita sesso istinto e il tempo è un antiemetico che corrode lo stomaco di rimpianti perchè non ci devi pensare perchè te lo voglio vomitare in faccia perchè sento già l’odore del suo rigurgito marcio che si intasa nel cuore gonfio di sicurezze e secco di brividi perchè se non lo dico mi ucciderà mi ucciderò lo dico perchè ti amo non c’è ma mi si cicatrizza dentro è la parte di pelle più sottile che fa intravedere il mio nudo il mio scarno animo vuoto e il sangue scuro del mio animo pieno. Perchè se non lo dico e oggi non torna mi tirerà indietro mi farà ricadere nella polvere dei miei passi fatti troppo di corsa per scappare dalla terra che cade e mi rincorre, perchè sono parole per un numero finito di persone, perchè se non lo dico tu non lo saprai mai perchè se non me lo dici cadrò dalle tue mani perchè ne ho bisogno perchè mi hanno insegnato a sognarlo ma l’avrei sognato comunque e lo voglio gridare ogni volta che lo sento spingere. Perchè dire “ti amo” è un diritto per cui voglio lottare.
Grazie.
Ne avevo parlato qualche mese fa in Orgasmo liquido, che ho concluso dicendo:
Mentre si cercano le risposte scientifiche, io mi darò alla sperimentazione.
Ebbene, ho sperimentato. Sinceramente, questo gel “dei miracoli” non mi sembra tutto questo granché. E’…strano. Nel senso che la sensazione è diversa, ma non è né espansa né concentrata. Diversa.
Alla fine è la testa che fa quasi tutto. E creare aspettativa su un prodotto di questo tipo, forse, può essere addirittura controproducente.
Esempio di un trip da incubo:
- adesso godrò come una matta, fino allo svenimento
- che sensazione strana, non è come me l’ero immaginata
- magari questo gel non funziona
- ma no, dicevano che funzionava! allora devo essere io che non funziono
- sono sbagliata
- non avrò mai un vero orgasmo
- sono una donna a metà
A proposito di aspettative: io mi aspettavo una sensazione di calore, invece è…fresca. Quasi simile al lubrificante anestetizzante. Mmmmboh?