Sesso senza fissa dimora

2009 luglio 13

La cosa migliore di non avere un tetto proprio sopra la testa è che tutto il mondo è casa tua.
Tutto il mondo senza barriere domestiche in calcestruzzo o cartongesso intendo.
Un mondo in cui le spighe di grano sono il tappeto del tuo enorme salotto campestre, in cui un vicolo buio si trasforma in anticamera da letto e il ciglio di un vulcano addormentato è la tua cucina ad un solo, rovente fuoco.
Il garage, invece, è un caso a parte, perché che sia il tuo o un loculo a ore sulla Paullese, poco cambia: anche con tutti i finestrini abbassati si suda sempre un sacco e si finisce sempre col lasciare una sindone a forma di cuore sul sedile che è in realtà è lo stampo della tua passera fradicia di voglie e saliva. In tenda, è più o meno la stessa cosa, solo che pensando di essere al riparo tra due teli di tessuto sintetico pensi di poterti lasciare andare come nella migliore delle camere insonorizzate.

Lo confesso: non ho moltissime esperienze di sesso in esterni a rischio – per molti un piacevole rischio – voyeur. Se si parla di macchine e affini, potrei dire di essere la gran sarcedotessa del pompino in macchina – ferma o in movimento, la vestale della sega coordinata con il cambio manuale e dell’uso del vibratore in autostrada, nonché della sopraccitata ed sovreccitata scopata claustrofobica in garage. Avrei anche molte potenzialità come vittima sacrificale da penetrare con le mani appoggiate al cofano e le gambe spalancate, ma a causa del caos metropolitano non mi è ancora capitata l’occasione.

A parte questa sequela di sporcaccionate che accomunano donne e motori più di quanto l’universo maschile sarebbe mai disposto ad ammettere, il più delle volte mi sono limitata a inventare il sesso all’aperto in qualche fantasia autoerotica perché – diciamolo – ha una certa allure romantico-bucolica-passionale del tipo: “non posso aspettare di arrivare in camera per scoparti” – ma non sono mai (ancora?) diventata un’accanita praticante della pecorina nel prato.
Sarà che d’estate i vecchietti che portano a spasso il cane di prima mattina sulla spiaggia mi mettono una tensione tale che la passera mi si chiudeva ermeticamente, con tanto di grandi labbra sigillate, o forse sarà che ho comprato solo da poco una gonna abbastanza ampia da permettermi cavalcate all’amazzone nel pieno giorno del parco.

L’avrò fatto all’aria aperta et similia solo una decina di volte, ma questa, questa la devo raccontare.

È stato come farlo nel terrazzo di un mega open-space con piscina sul terrazzo, corredata con tanto di – ed è questo lo spettacolo – personale planetario sconfinato. Ogni volta che guardavo in alto, rivoltando gli occhi al cielo nero come una sirena in libera uscita dal mare, vedevo una stella cadente. O anche 2, o tre. Mentre me la leccava, esprimevo desideri. Mentre mi scopava mettendomi a 4 zampe sul lettino rubato ai “Bagni Marinella” di fianco alla caletta le onde, le onde di fronte a me si scopavano anche loro nella sabbia.
È stato l’anno scorso, una notte vicina a quella di San Lorenzo ma meno clamorosa e ben più affollata di stelle. Era qualche giorno che ci guardavamo senza quasi parlarci, e poi siamo finiti a incidere la sabbia trascinando la suddetta sdraio con la solita, banale scusa di tenere il naso all’insù a guardare nel buio, quando sapevamo entrambi che a guardare in su non sarebbe di certo stato il naso.
C’era l’odore del mare che si raffredda e delle alghe che dormono. C’era il suo cane lupo a farci da guardia, che ha abbaiato senza distrarci poi troppo quando un’altra coppia di fornicatori – decisamente meno duracell di me e quell’uomo che non ho più rivisto – ha attraversato la caletta dalla volta di roccia in cui ci eravamo appartati. Un bravo cane, davvero. Anche il padrone non era male. L’abbiamo fatto tutta la notte, fino alla pelle d’oca che ti viene quando sta per spuntare l’alba, senza amore, come animali, ma con molto altruismo.
Una volta spuntato il sole siamo andati a cercare qualcosa da mangiare, ma invano. Così, lui voleva farlo di nuovo, questa volta su una sdraio ben allineata all’ombrellone del “Lido Ondablu”. Purtroppo, passava una coppia di vecchietti che portava fuori il cane per la passeggiata mattutina e non ce l’ho proprio fatta.

Vedrò di abbattere anche questo personale tabù, per amore di qualcuno che è arrivato a settembre, quando l’estate, purtroppo, era già finita.

Il post è anche su Noirpink Rosso

Cameltoe

2009 luglio 9
Cameltoe - via | Fleshboat

Cameltoe - via | Fleshboat

“Ma tu lo sai cosa vuol dire cameltoe?”
“Dovrebbe essere il piede del cammello, no?”
“Beh, è quando ti metti dei pantaloni talmente attillati che ti si vedono le grandi labbra.”
“Effetto seconda pelle?”
“Sì come se la stoffa dei pantaloni ti fosse cucita addosso, come se fossi nuda, calda e disponibile, ma ancora irraggiungibile e conquistabile, impacchettata in quell’unico strato di stoffa che separa il desiderio dalla pelle, dalla carne, dal piacere.”
“E se hai il pelo di vede?”
“E anche se non ce l’hai… Beh, pare che questo cameltoe ecciti molti uomini.”
“Dici?”
“Dicono.”

Fu allora che furono inventati i leggings, i fuseaux (che poi sono la stessa cosa) e i pantajazz. Fu allora che i collant vennero tirati un po’ più su in vita, tanto da tagliare la carne e toccare il clitoride, facendolo sfregare contro la cucitura di nylon. Per costituire quel velato e sottile impedimento, quella barriera artificiale su cui preme il desiderio e si carica l’eccitazione e che si ha solo voglia di strappare a mani nude.

Mini-guida al sesso anale

2009 luglio 6

Non capisco perchè, ogni volta che ordino un analcolico, il cameriere faccia una smorfia che è un misto tra lo schifato – perchè non bevo alcool (quella sera) – e l’ammiccante-malizioso. Come se ci fosse qualcosa di male nel prenderlo nel culo, e nel farselo anche piacere. Su entrambi c’è un mito da sfatare: analcolici e sesso anale non fanno male. Non necessariamente, almeno: basta prendere dei piccoli accorgimenti.

Ma se per gli analcolici basta non attaccarsi alla bottiglia di sciroppo alla fragola o al cocco per evitare iperglicemia e un vero effetto anal-colico, per il sesso anale il discorso è un po’ più complesso, e che arriva molto più in profondità di quanto si creda (?).

Io credo fermamente che il sesso anale sia sopratutto una questione di flessibilità mentale, ovvero: se sei convinta/o che ti farà male e che non ti piacerà, ti farà male sicuramente, anche se sono stati presi tutti gli accorgimenti del caso, perchè sarai contratta/o, aspettandoti di sentire male, un male che spesso viene descritto in maniera straziante. Mentre se lo vuoi davvero e sei disposta/o all’idea che potrebbe anche farti un pochino male ma non sarà nulla di terribile (come può essere in realtà), potrà facilmente trasformarsi in un’esperienza molto gratificante per entrambi.

Ovviamente ci sono dei “trucchetti” che potrebbero facilitare l’accesso all’angusto pertugio. Bisogna abituarsi all’idea che entri qualcosa da dove di solito qualcosa esce, e che ci sembra piccolo, ma che in realtà è molto più capiente ed elastico di quanto si pensi: una volta effettuata questa manovra mentale, tutto sarà più facile e piacevole.

  1. LA VOGLIA. Bisogna averne voglia davvero: voglia di sperimentare, di provare sensazioni nuove, diverse e anche strane, voglia di prenderlo nel culo, di sentire il suo cazzo saldamente tuo, stringendolo nel posto più sconcio del tuo corpo. Se non è così, è sicuro che il buco del culo si stringerà tanto che farà male anche infilarci un pensiero.
  2. IL TEMPO. Non fare mai le cose di fretta, sopratutto all’inizio: bisogna prendersi tutto il tempo che serve per far crescere l’eccitazione e il desiderio: di voi, di compenetrarvi, di amarvi, di scoparvi e di godervi l’un l’altra/o.
  3. L’IGIENE. Prima di far entrare qualcosa nel lato B è meglio assicurarsi che qualche altra cosa sia uscita da un tempo sufficiente a garantire l’assenza di sorprese. Se proprio si vuole andare sul sicuro, un clistere è l’ideale. Ah, non si ripete mai abbastanza: il bidet ESISTE per la nobile causa del culo pulito, cosa fondamentale, visto che esistono molteplici modi per passarsi virus e batteri anche via anilingus (leccare il buco del culo).
  4. IL GOLDONE. Usate sempre il preservativo perchè, anche se non si può rimanere incinte da dietro, c’è sempre la questione igienica da prendere seriamente in considerazione: un culo è sempre un culo e, oltre ad essere presumibilmente un po’ pieno di schifezze, anche alla lontana, è ormai noto che sia anche uno dei migliori modi di prendersi una bella malattia venerea, il che non è propriamente un figata.
  5. LA VASELLA. Usate un buon lubrificante a base d’acqua ( va d’accordo con i preservativi) e non siate avari con le dosi. Ci sono anche quelli leggermente anestetici, che fanno un po’ effetto mentina o scoiattolo della Vigorsol.
  6. LA POSIZIONE. La comodità prima di tutto. Nell’immaginario dell’incularella la posizione più nota è a 90, ma per i principianti consiglio di sdraiarsi sulla schiena, sollevando le gambe e avvinghiandole al corpo del partner o poggiandole sulle sue spalle – una variante della posizione del missionario, solo che il buco è diverso. Per esperti e temerari, la cowgirl e la reverse cowgirl.
  7. LA DILATAZIONE. Non andate subito al sodo: per evitare la sensazione (e a volte non solo quella) di dolorosa lacerazione bisogna rilassare la parte in maniera adeguata. Io procederei così: un po’ di sesso orale – magari una 69 – per poi passare a leccare anche il buchino, iniziando quando è ben lubrificato a dilatarlo un po’ con un dito e, quando è più rilassato, con due dita o con un piccolo vibratore (la vibrazione rilassa mooolto bene) condito da un bel po’ di lubrificante. Quando le sensazioni inizieranno ad essere piacevoli, sicuramente il culo sarà molto più disponibile ad accettare o un vibratore/dildo di realistiche dimensioni o con il nostro eroe Cazzo Reale, che a questo punto, tutto unto e contento si tufferà nel culetto dilatato a dovere senza dolore e con godimento lussurioso per entrambi.

Enjoy your ass.

Sex in ADV # 41

2009 luglio 2

Orgia di sensi.

Orgy of senses

Blusens: Orgy of the senses

Ars orale

2009 giugno 29

Se c’è qualcuno a cui non piace il sesso orale, dev’essere stato traumatizzato. Che ne so, magari quando era piccolo una mucca lo ha assalito leccandogli la faccia e da allora ha sviluppato un incontrollabile rifiuto per le lingue.

Scherzi a parte – non voglio certo ferire chi ha subito realmente dei traumi – credo che se a un uomo non piacciono i pompini sia perchè non ha ancora trovato chi glieli sa fare come si deve. Lo stesso, ovviamente, vale per le donne.
Quando ero all’università io e una mia amica avevamo persino coniato (ma non credo proprio fossimo le prime) il motto “la cosa più bella del mondo è farsela leccare”, pensando a quanto fosse meraviglioso ed esaltante e semplicemente BELLO sentire qualcuno che sguazza tra le tue gambe e si bagna la faccia felice nell’umido della tua eccitazione. Resta solo da decidere il come: sotto il tavolo, sdraiata a gambe larghe, a quattro zampe o facendo il ponte da brava ginnasta dilettante (io l’ho fatto e posso assicurare che è parecchio scomodo). Purtroppo però, quando sei una matricola, i tuoi slogan erotici tendono a disintegrarsi come la verginità di una puttana, visto che in molti usano il sesso orale come moneta di scambio per un po’ sborrate facili. Il baratto di solito è: io te la lecco e poi tu me lo succhi, o viceversa.

E il punto della questione è: un pompino (o un cunnilingus) è un atto d’amore e usare la lingua per svolgere determinate attività – tra le quali si annoverano anche arringare sapientemente e mangiare un calippo al lime – richiede non solo impegno, ma soprattutto arte e passione.

Con impegno intendo che l’amante deve essere disposto a dedicarsi anima e corpo e per tutto il tempo necessario non tanto all’orgasmo in sé, ma al godimento totale dell’amato. Non c’è nulla di peggio di sentire che chi hai in mezzo alle gambe spera solo di cavarsi d’impiccio il più in fretta possibile, leccando a casaccio come un forsennato. E poi, fare sesso orale richiede anche un certo sforzo fisico, soprattutto a livello respiratorio e dei muscoli facciali, che se non sono allenati provocano il classico “crampo del pompino”.

Con arte intendo sia la fantasia di sperimentare e osare, sia il “mestiere”, l’abilità che si usa nel praticarlo. Ovvero, conoscere ed esplorare il corpo dell’altro. Sapere cosa lo fa urlare e dimenarsi dal piacere e cosa invece lo rilassa, giocando a dipingere con la lingua le emozioni, le voglie, i pensieri.

Con passione intendo che si deve avere fame di sesso, della sua carne, del suo orgasmo, semplicemente perchè far godere chi si ama o si sta amando anche per solo 2 ore ci fa godere nell’anima.

Queste sono le basi fondamentali e propedeutiche dell’ars orale di ispirazione soffocottiana, dopo di che ci si può benissimo sbizzarrire con risucchi, champagne e rigatoni.

Se invece fare sesso orale non piace (anche se non vedo come possa non piacere fare un pompino al proprio uomo o leccarla alla propria donna), o non se ne ha voglia in un certo momento, è meglio lasciar perdere.
Un pompino o una leccata a labbra in punta di labbra hanno mai fatto venire nessuno.

Erotic art & design

2009 giugno 25

Un altro po’ di cosette rinvenute nei cassetti della rete.

Slave to love / Manuel Vason / Cent Magazine

Slave to love / Manuel Vason / Cent Magazine

Sashas Stripes / James Jean /

Sasha's Stripes / James Jean

Yan Pei Ming

Yan Pei Ming

Furverts / Michael Cogliantry

Furverts / Michael Cogliantry

Luke Lucas / Typographic title treatment for an article in the latest edition of Lifelounge Magazine

Luke Lucas / Typographic title treatment for an article in the latest edition of Lifelounge Magazine

Ramm ND Sexy Cans

Ramm ND Sexy Cans

Souffrez Pour Moi / Ninette Van Kamp / mutandine con aculei per ricami sm

Souffrez Pour Moi / Ninette Van Kamp / mutandine con aculei per ricami sm

Knitting dicks and boobs

Knitting dinks and boobs

Riesco solo a ricordare

2009 giugno 22

Non riesco a immaginare nulla di romantico o eccitante

stasera

riesco solo a ricordare

come chiudevi gli occhi mentre ti accarezzavo

e come i tuoi morsi diventavano piccoli granelli di piacere e scorrevano

nella clessidra del mio sesso

per poi ribaltarsi e tornare ad essere puro cuore

riesco solo a ricordare

come chiudevi gli occhi mentre godevi

e come la terra e il mare si confondevano e sparivano

per poi immergersi senza mai smettere di respirare

a baciare il battito della nostra carne viva

riesco solo a ricordare

come chiudevi gli occhi mentre riposavi

come un dio nudo e stremato alla fine dalla sua creazione

con la carne ancora sporca della nostra vita

riesco solo a sentire

la voglia languida

di ricordare ancora

Sex in ADV # 40

2009 giugno 19

Le malattie sessualmente trasmissibili non se ne vanno la mattina dopo!!! che vuol dire: USATE IL GOLDONE!!!

MTV: Some might stay forever


Air Sex World Championship

2009 giugno 15

Air Sex World Championship: a chi sa cosa sia l’air guitar basterà fare 2+2 per capire di cosa si sta parlando.
Sesso. Sesso simulato. Esattamente come i rockettari simulano accordi esasperati e fanno smorfie per distorcere suoni inesistenti, si simulano orgasmi e le più rocambolesche peripezie copulative in assenza di partner. O meglio, un partner c’è sempre, solo che si trova allo stato gassoso invece che nel ben più carnale stato solido.

Ebbene, di questa disciplina di spassosi orgasmi e scopate immaginarie hanno fatto anche un campionato che, a quanto si legge, sta spopolando negli States. E ti pareva. Le cose più divertenti le fanno sempre dall’altra parte del pianeta. Qui, in Italia, il massimo che si può sperare è la simulazione dell’impegno politico e sociale. Ops, quella, la fanno già.

Ogni partecipante ha 2 minuti per la sua performance, in cui potrà includere qualsiasi fase di un tipico incontro sessuale, dall’approccio fino ad arrivare al sodo, il tutto evitando ogni possibile dettaglio noioso. E’ anche consentito l’uso di oggetti e la partecipazione di gruppo (ah! viziosi!), oltre all’uso della voce, fondamentale nella simulazione, come insegna Sally.

Benché io sia drasticamente CONTRO la simulazione dell’orgasmo – che ritengo non sia utile a nessuno dei partner e fondamentalmente una colossale presa per il culo di entrambi, un po’ come fingere di essere felici mentre ci si massacra dentro dalla disperazione – penso che per questa volta potrei fare uno strap-on alla regola.

Spero solo che, come Guitar Hero è stato il naturale proseguimento dell’air guitar su Ps2, inventino presto anche un Orgasm Hero per Wii che mi faccia divertire davvero.