Conforti
Il caldo mi aveva fatta uscire. Come se la mia casa mi avesse sudata fuori, nel mondo aperto, tenendomi però a una distanza di sicurezza dalle scatole in cui amo nascondermi e dai contatti, che quando avvenivano erano ancora più bagnati del solito. Le gocce che stillavano dalla pelle, come una pioggia che cade al contrario, risalendo in superficie dal centro del corpo.
E ora che la clessidra si è ribaltata, e l’acqua cade finalmente dal cielo, provo il conforto quasi pudico di un mezzo silenzio. Nell’abbraccio tiepido delle mura domestiche, bianche, scaldate da lampadine gialle e ombre. Nell’ordinare scartoffie e libri, e ritrovare tra i fogli altre pareti in cui sentirmi protetta, e tra le lenzuola illuminate dai lampi viola altre pagine in cui scrivermi, e tra le tue braccia una piccola apocalisse di tuoni, in cui posso gridare.
Lecco lenta il piacere dalle labbra, lo lascio cadere morbido, ovattato, tra le gambe. Poi l’orgasmo sfuma scivolando in un oblio che ticchetta sottile, nel tepore del sonno.
Che bello è leggerti!
Grazie!
So*