Non ci sono più le Puttane di una volta
L’altra sera guardavo Le iene. C’era un servizio sulle belle ragazze da discoteca, tutte minigonna e sogni umanitari/universitari, che si prostituiscono per sport. Perché tanto lo farei lo stesso – scopare – quindi tanto vale farmi pagare. E bene, anche. Così almeno si salta la parte noiosa – il corteggiamento - e io mi guadagno i soldi che non prenderei mai a fare la precaria 40 ore la settimana (tiè!). Per un pompino malfatto ne prendo 350. In altre parole, agli uomini – e sembra che ce ne siano tanti in giro – queste belle ragazze offrono il brivido di essersi portati a letto una strafiga, senza il rischio di sentirsi dire di no, e senza sprecare denaro per le cene o le energie per tenere a cuccia il pisello durante la suddetta cena. Basta una breve contrattazione, poi una bella amnesia per non pensare al fatto che quella lì la stai pagando, per starci, o che quello lì te lo stai scopando, perché ti paga. E va tutto bene.
Non so perché, ma tutto questo mi schifa e mi rattrista un po’. Il primo motivo è sociale: forse che dobbiamo scegliere tra essere prostitute e precarie? Forse che chi fa la prostituta faccia più strada della precaria, e con meno fatica, meno malox e mal di schiena?
Il secondo è romantico: perché cazzo, flirtare, corteggiare e lasciarsi corteggiare non è meno divertente di scopare. E perché cazzo, la sincerità vale più di una banconota da 500: se vuoi solo scopare, basta dirlo, no? Che bisogno c’è di dovermi convincere – corrompere – con i soldi? Dev’essere questa l’arte amatoria italiana, dove anche il sesso è tangente. Neanche una brutta scopata può essere fine a sé stessa.
Il terzo motivo, infine, è di principio: perché questo moderno meretricio, non ha nulla a che fare con l’essere puttane, nel senso poetico e positivo del termine. La puttana prende soldi per la sua prestazione – fisica ma anche “affettiva”, per le sue competenze e disponibilità nel praticare del sesso – ma ciò che fa, non va oltre il sesso. Vendere sesso non è un modo per comprare qualcosa d’altro. Non è una scorciatoia, non è un baratto, ma un servizio. Pago per quello che mi viene offerto. Sai cosa dai, sai cosa prendi. Ma in questi casi di smercio di figa sottobanco c’è qualcosa di più,di diverso, che striscia in sottofondo.
I soldi. Il potere.
Lui: io non ti pago perché devo pagarti, ti pago perché posso farlo, perché se posso comprarti, vuol dire che sono più forte di te, che sono un figo. Viceversa, la ragazza: mi faccio pagare anche se scoperei lo stesso perché quei soldi dimostrano che li valgo, che ho il potere di farti scucire somme irragionevoli per qualche ora di sudori e secrezioni, che sono una figa. Sembra una guerra alla sopravvivenza, dove nel tentativo di dimostrare di essere il più forte, emerge il peggio di ciascuno.
In altre parole, ci si vende entrambi per ricomprare la propria autostima maggiorata con gli interessi. Niente di male, è solo un monopoli per adulti, vero?
Già. Ma la cosa che mi irrita è che queste ragazze fanno le prostitute occasionali, quando gli fa comodo, quando gli va. Lo fanno a sfregio, quasi senza pensarci. E magari non sono neanche brave, a scopare (le puttane ne fanno un mestiere, devono essere brave). Perché darla a pagamento non significa saperla dare. Perché aver il culo sodo non vuol dire saperlo muovere, e via dicendo.
E anche se quella di farsi pagare per motivi irragionevoli sia davvero un’arte dell’assurdo da lodare (qualcuno potrebbe farsi pagare anche perché va a cagare), questo affitto del corpo non ha niente a che fare con l’arte dell’essere Puttana. Con la P maiuscola. Perché non c’è nessuno scambio umano, nessuna abilità, nessuna com-passione. Non c’è conforto. Solo commercio.
Bellezze e banconote destinate a sfiorire. Inutili.
ps: recentemente ho letto e ascoltato diverse interviste a Tenera Valse, autrice di “Portami tante rose”. Ecco, lei mi è sembrata una con la testa, una testa profonda.
Questo mi sembra un post davvero interessante, anche se forse un pò provocatorio. Credo che poche donne amerebbero fare le puttane di professione. Credo che le puttane di una volta fossero puttane per necessità più che per passione.Per anni ho frequentato prostitute di strada, e ricordo alcune ragazze (in particolare, una bellissima ragazza dell’est) che, passato l’entusiasmo iniziale del succhiare cazzi a tutto spiano muovendosi al ritmo della musica dell’autoradio, sono state prese dallo sconforto. Lo squallore, il viscidume dei clienti. Le donne “per bene” che si fermavano per prenderle a male parole, forse anche per invidia (molte ragazze dell’est hanno un fisico fantastico). Il pericolo di essere schiavizzate dai trafficanti di donne (albanesi, rumeni).Invece, se una bella fica vuole succhiare cazzi in discoteca (gratis o a pagamento) dopotutto che male c’è? L’importante è che le piaccia. L’importante è che non sia costretta a farlo. L’importante è che non sia solo un lavoro.
Suppongo che sia le escort sia i clienti con queste prestazioni, agiscono anche psicologicamente sul fattore potere, come dicevi tu. Le escort si illudono di vivere bene senza il classico lavoro malpagato, i clienti si mettono in testa di poter conquistare una bella ragazza pagando cifre veramente esose.
@Sir Stephen: secondo me non è il post ad essere provocatorio di per sé, ma l’argomento ad essere scomodo. Personalmente non so quante puttane amino esserlo, ma so che in certi casi – purtroppo non in tutti come dicevi tu, e questo rappresenta il lato davvero oscuro della medaglia – è una scelta. Di certo si tratta di una scelta forte, non di una scelta di comodo, per tutto quello che comporta: rendere disponibile il proprio corpo agli altri, ricevere dei contatti molto intimi e non sempre, magari, graditi… ecc. E’ questa la cosa che mi ha scioccata, il fatto che, a quanto mostrava il servizio, non era una scelta, ma un lavoro “così”, perché tanto “me ne scoperei lo stesso 3 diversi alla settimana”, quindi tanto vale farmi pagare. Ed è qui che il mio cervello va in cortocircuito – può anche essere che sia io quella strada – perché nelle parole di quella ragazza ho sentito – magari a torto – tanta leggerezza, noncuranza. Perché non è una puttana, ma semplicemente una ragazza che chiede dei soldi per farsi scopare. E secondo me c’è una bella differenza. La puttana ha un mestiere, una certa consapevolezza, la ragazza che chiede soldi è solo avida: in un certo senso sfrutta sé stessa, e mi sembra che scopando a pagamento, così, quasi per capriccio, tolga al sesso un po’ della sua poeticità.
@Felipegonzales: la cosa incredibile, secondo me, è che non i tratta dei “soliti” clienti, ma di uomini che anche senza pagare non credo avrebbero troppe difficoltà a portarsele a letto. Perché lo fanno, allora? Forse – mi dico – per dimostrare sommo disprezzo per il denaro, perché ad averne tanto ci si può anche permettere di sprecarlo, no? Beh, a me questo fa incazzare, visto che a fatica arrivo a fine mese, facendomi un discreto culo. E non in quel senso.
So*
Che bel post trovato per caso. Non voglio fare psicologia spicciola, ma forse c’é dell’altro oltre ciò che dici. Certamente c’é l’esercizio del potere reciproco, ma mi sembra ci sia anche il desiderio, da parte delle ragazze, di trovare scorciatoie per raggiungere risultati altrimenti troppo difficili. Conosco diversi uomini che in discoteca pagano per fare sesso e, quelli non sposati, non hanno nessuna difficoltà a dirlo apertamente e, perfino, a vantarsene. Lo faccio perché posso farlo. Lo faccio perché se desidero una cosa la compro. Perché valgo. E perché una figa in discoteca per me é una “cosa”. Anche se per la verità ci vedo un pò di invidia nascosta verso chi si può portare a letto le strafighe senza sborsare quattrini, questo é l’atteggiamento, diciamo, ufficiale. Giusto o sbagliato che sia. Le ragazze no. Ne conosco alcune delle quali mi si dice che scopino in discoteca per soldi, ma nessuna di loro me lo ha mai detto. Nessuna se ne vanta apertamente, nessuna mi dice cose tipo “guarda che bel vestito, me lo sono comprata con i soldi che mi ha dato uno sabato scorso per scopare in discoteca”. Sarà perché sono un uomo? Forse. Però forse anche perché hanno la consapevolezza di fare qualcosa che non é del tutto “giusto” neanche per loro. E allora perché lo fanno, mi dico. Magari per la stessa ragione per cui molta gente, se trova per terra un portafogli con molti soldi e documenti, spedisce per posta i documenti e tiene i soldi: lo sanno benissimo, di essere ladri. Ma è troppo difficile rinunciare alla tentazione di avere senza fatica qualcosa che altrimenti dovrei faticare per avere o, addirittura, non potrei mai permettermi. E poi lo fanno tutti quindi é normale, non è così sbagliato. Certo, pensano probabilmente, mi piacerebbe essere il tipo di persona che non ha “bisogno” di quei soldi, ma ho “bisogno” dell’ ipad (o della borsetta, immagino) e quindi accantono per un attimo etica e morale, che costano troppo. Tanto poi mi dimentico. E poi, se non lo faccio io, lo farà qualcun altro. Però poi ammetterlo anche a se stessi non é semplicissimo. E protesterebbero se qualcuno li chiamasse ladri (o puttane, nel caso).
Certo, non conosco però le ragazze del servizio.
Tra puttane occasionali e scopatori dal portafoglio gonfio, credo che nel loro piccolo mondo si siano trovati, siano “umanamente” simili, e il senso di questo loro gioco l’hai individuato: lo fanno per lusingare il proprio ego. La ragazza sente il potere della seduzione ed ha sicurezza in sé e nel proprio corpo, perché un uomo che potrebbe tranquillamente farsi una scopata gratis con altre ragazze-donne, sceglie lei e pur di averla la paga.
L’uomo: ci sono persone che misurano la propria autostima in base al denaro che fanno e a ciò che esso può acquistare, o portare loro in beneficio. Il senso di pagare invece di trovare una ragazza con cui farlo gratis, sta in quel brivido e in quel senso di potenza e forza (e autostima appunto) derivante dall’avere i soldi e potersi, grazie ad essi, permettere tutto ciò che si vuole. Inoltre c’è quel gioco di forza derivante dal fatto che: io ti compro, sei mia e faccio ciò che voglio, io comando tu sei merce. Attenzione però, perché secondo me esistono diversi livelli: esiste un gioco erotico sottile che può avere come strumento il denaro e appunto la dinamica che ho descritto di potere-merce (che vale per l’uomo come per la donna), e ce n’è la forma triste che invece è rappresentata dal mondo fatto vedere alle Iene.
Avevo visto anch’io quel servizio, o uno simile un po’ di tempo fa, in effetti mi ha fatto rabbrividire perché il gioco di seduzione e poi amore-sesso mi pareva banalizzato e profondamente annoiato. Ma come si fa a scopare con questi presupposti? Lei: sì, beh, tanto che c’ho da fare? Scoperei comunque, mi faccio pagare (e non perché così è più divertente, così mi eccito di più, o per motivi filosofici e scelta di vita, ma tanto per fare, sì, beh, mmmh). Lui: beh, sì, se mi capita, sì pagherei per scopare, tanto che c’ho da fare…
Lei lo fa tanto per fare, non è una professionista e non mi pare neanche una che ci metta sto grande impegno, perciò tu paghi non per un servizio ma appunto perché ti senti figo a pagare. Mi immaginavo sta scopata triste, senza voglia o fantasia vera, due individui soli ognuno con il proprio ego da soddisfare (scopano più con se stessi che con l’altro), e il fine o comunque il terzo presente in camera il denaro (e non denaro come elemento scatenante una passione travolgente o un gioco erotico, ma lui – da buttare così come se si acquistasse un cocktail da bere in fretta; lei – da ricevere così come se avesse fatto ambo al lotto). Insomma se non c’è passione e fantasia…
@ tutti: rispondo con calma perché i vostri commenti sono molto interessanti, ma purtroppo al momento sono davvero full con il lavoro! Write U soon
So*
domanda forse stupida: ma siamo sicuri che non sia una bufala il servizio televisivo?
per il resto bello il post e belli i commenti
Sapendo com’è la vita mondana milanese mi sembra più che plausibile che sia vero…
So*
ora non so bene se dovrei essere d’accordo o meno, se sono d’accordo o meno, ma il titolo vale la candela e comunque a proposito di una certa innata e persa onestà romantica “Pago per quello che mi viene offerto. Sai cosa dai, sai cosa prendi.” non è male, ma in realtà nella mia ipotetica accezione da via da las vegas, non sai mai cosa dai, perchè chissà cosa ti possa riservare il futuro, un pò di conforto oppure alla venerea età uno scroto allo sfascio.
@desmos: sì, direi che la teoria della scorciatRoia è azzeccata…
@Taglia: esatto. Senza… vita???
@per la strada: eh…
Personalmente, quello che più mi aveva colpita del servizio era la superficialità con cui la ragazza del servizio chiedeva dei soldi per farsi scopare, e l’assoluta non necessità di farsi pagare o di pagare per fare sesso (non era una ragazza “bisognosa”, né i clienti erano i soliti clienti, ma normalissimi ragazzi che semplicemente si adeguavano alle regole del gioco – sborsare 500 euro, così da fare un po’ di celodurismo finanziario). Poi magari sono io ad essere bigotta e a pensare che fare sesso a pagamento sia qualcosa su cui si debba quantomeno riflettere, che debba essere una sorta di ribellione, filosofia di vita o una missione (sono troppo romantica?), ma ci ero rimasta di sasso: nessuna storia di disperazione, nessuna risoluzione personale, nessuna consapevolezza, se non quella che i soldi non sono mai troppi. Solo calcolo, solo stupida superficialità.
Ah: e giusto per dimostrare quanto sia marcio il mondo in cui viviamo… la ragazza magari si fa pagare perché così non ha difficoltà a pagare la retta della rettissima università – e le borse firmate – perchè c’è crisi, e poi sempre perché c’è crisi un ragazzo qualunque dovrebbe pagare per scoparsi una, così.
So*
Al giorno d’oggi una donna per scopare deve farsi pagare.
Concordo con il discorso soldi e potere. Poter pagare e potersi far pagare accresce l’autostima di entrambi.
Anche se fossi single prima di andare con queste (o simili) fighe bancomat mi masturberei fino a lasciarmi i segni delle mani sul pisello. Qua dove sto io alcune bimbe dai 15 ai 21 anni si concedono per poche decine d’ euro e secondo me è una cosa schifossissima. Saluti Sophie.
@Lust: io non mi sono mai fatta pagare. Eppure scopo lo stesso Da un certo punto di vista, quel “deve” potrebbe far intendere che non ce ne siano molti di uomini per cui vale la pena darla a gratis. Ma questa è l’interpretazione di un sottinteso immaginario, non esplicito e probabilmente fraintendibile. E poi io ho molta fantasia.
@Aldur: anche secondo me non è una cosa propriamente simpatica… anche se non condanno l’antica arte del meretricio.
So*