Pizza Mistress
Accendi un po’ di musica, qualcosa di ritmato, che ti faccia scivolare.
Fischietta e misura gli ingredienti, sporcandoti un po’ di farina. Un po’ d’acqua. Un po’ di sale. Un po’ di semola, di un grano che sia ben duro.
Senti come si amalgamano già, al tocco caldo della pelle?
Usa solo le mani. A che ti servono tutti quegli arnesi quando hai già le tue mani?
Il lievito farà effetto poco a poco, con un cucchiaino di dolcezza. Devi lasciarla fare, la dolcezza. Piano piano, farà gonfiare l’impasto. Caldo. Tienilo in caldo.
Lascialo riposare, fino a fargli credere di aver lasciato perdere, di averlo dimenticato.
Poi ungiti bene le mani e torna all’attacco, armando ogni singolo polpastrello di piccole torture, di strizzatine e carezze, che gli rivoltino il cuore, che gli infondano il tuo amore. Spingi le dita, spingile ancora un po’ più in fondo. Scivolano bene, vero? Guarda, guarda quest’impasto, come si lascia fare, tra le tue mani. Prende solo la forma che tu gli vuoi dare.
E quando hai finito con lui, lascialo disteso, a riprendere fiato, a gonfiarsi ancora. Ancora a fargli credere di essere dimenticato. A fargli desiderare di essere mangiato.
Non potrà ribellarsi quando vorrai sporcarlo di rosso e bianco. Morderlo. Gustarlo. Ingoiarlo.
Non potrà ribellarsi, quando vedrà in cosa l’hai trasformato. Quanto riesci a godere. A occhi chiusi, con la testa all’indietro, masticando piacere.
Sarà felice solo di essere il boccone tra i tuoi denti.