Taci
Morditi la lingua e ascolta.
Ascolta il tumulto del sangue. Senti come scuote le ossa? Lo senti?
Ascolta il respiro e le vocali che sfuggono sbandando tra i denti. Senti come ti sbattono addosso?
Ascolta le mani, i piedi, le pelli contaminate dal sudore in costellazioni di gemiti e risa. Ascolta il petto che oscilla spinto dal cuore e quasi si spezza. E’ aperto. Ecco, avvicina l’orecchio.
Di più. Penetra all’interno.
Senti il dentro.
Senti lo sfrigolare elettrico dei nervi. Senti la scossa che si propaga dalle dita ai capelli. Senti lo scivolare meccanico dei corpi, l’ingranaggio che affonda silenzioso nell’olio. E poi senti la musica che brucia sulle corde calde dell’orchestra, nel metallo morbido dei fiati, sulle membrane tese dei tamburi, senti come rulla, sfrega e strilla lo schianto disordinato dei piatti. Senti – sento – l’acuto che gratta e s’incrina sul cristallo, il coro roco di terra e viscere che monta dal fondo, come un rimbalzo. La bocca si riempie di un urlo magnetico.
Liquido.
Profondo. Premonitore. Vibrante.
Nulla.
Fuori non c’è nulla, che non sia già dentro.