C’era una volta il vibratore…
…ed era terrificante. Letteralmente.
Poi, un giorno, il brutto anatroccolo vibrante, da cupo e sgraziato che era, si trasformò quasi per magia in un aggraziato cigno lussurioso al servizio del piacere, che fece impallidire e godere anche chi prima lo aveva tanto deriso e disprezzato. E vennero tutti felici e contenti.
Eppure, anche se questi rudimentali sex toys vintage sono meno belli delle moderne paperelle vibranti, anche se amo il silicone, l’acciaio e le forme postmoderne, fantastiche, anatomiche, eleganti o volgari, l’igiene e la tecnologia, non riesco a fare a meno di amare questi ammassi di ferraglia. Non riesco a non subire la loro fascinazione meccanica. Che mi riporta lì, alla pangea del piacere automatizzato. Artificiale. A quando è nato quel fuoco che aspira al sovrannaturale, al superumano e l’uomo ha incontrato la macchina. Quella macchina che l’uomo stesso ha creato e controlla, ma di cui ha bisogno per andare al di là della sua natura carnale. Per sfregare ed erodere il muro molle dei suoi limiti.
Costruire orgasmi come mulini, telai, ferrovie. Assemblare sensazioni. Animare contatti e sinapsi. Circuiti a godere perpetuo.
E gli ingranaggi che scattano e cigolano mi sussurrano suggestioni perverse di vuoti echi industriali. Di sotterranei e cantine che sanno dell’umido della terra. Di soffitte blindate tra giocattoli in disuso e ricordi in polvere. E vedo, lontani, illuminati da una luce in bianco e nero, questi mostri di tecnologia. Dinosauri in metallo vibrante. Frankenstein del piacere. Sento il farneticare delle cinghie, il mugolare delle turbine, il sussultare estatico dei congegni.
E voglio l’accoppiamento nudo tra me e la macchina. Tra quello che sono ora e quello che potrei essere. Tra il raziocinio di un modello e la follia della vita. Voglio farmi fare l’amore da un oggetto, da una volgare, generica cosa. Oltre il bello, il brutto, la fatica e l’ozio, immergendomi nella sua brutalità, chiudendo gli occhi, incapace di sottrarmi ai suoi meccanismi, riscaldando i suoi ferri battenti, io vengo. Semplicemente vengo, senza aggettivi. Solo un orgasmo. Artificialmente naturale. Un potenziale urlato fino alla massima tensione di ogni fibra. Liberato.
Siamo solo io e lei. Lucide di sudore e lubrificanti. Ansimando, rallentiamo.
Io, scopata da una macchina. Sottomessa alla fisica. Libera dalla mia mente.
Non sono più il prototipo di me stessa. Sono totalmente qualcosa che vive. Sono una macchina a sangue.
Non sappiamo mai dove finisce il passato e inizia il futuro.
Via | Shiny Shiny
Qualche settimana fa ho scritto un articolo che guarda allo stesso tema da un altro punto di vista
col tuo modo di scrivere sai rendere appassionante anche un vibratore a manovella! Clap clap!
@Camu: trovo il concetto di macchina, di androide e l’estetica cyberpunk di per sé molto interessanti. Estensioni robotiche dei nostri limiti fisici. sono curiosa di vedere, nelle prossime esistenze, cosa succederà, davvero. E con il braccio bionico… grande autoammore.
@Tiny1: ma i vibratori a manovella sono appassionanti! Peccato che serva molto olio di gomito, credo.
So*
ebbene si…l’uomo inventa le cose più fantasmagoriche e pensa al sesso…la prima foto(che allora ancora si chiamava dagherrotipo)era una donna nuda,il primo filmato una donna nuda:insomma sempre li si va a finire…scava e gratta secondo me anche leonardo,l’inventore degli inventori, qualche cosa aveva pensato.
proverei volentieri una vagina meccanica,atta a sollazzare il mio uccello:chissà quali sensazioni può dare…già mi diverto con il sesso virtuale,magari in cam,chissà quali forti sensazioni e piaceri potrebbe dare una vulva finta,e a tale proposito ti consiglio di dare un occhiata alla fleshlight,anche se non è meccanica, ma necessita della energia e del movimento umano;cercasi inventore che la meccanizzi per noi uomini alla ricerca di qualcosa di piacevolmente nuovo. ciao sophie e go on like this!!!!!
kisses
blade runner ti fa un baffo…
cronenberghiano
Per me è semplicemente un’attrazione magnetica a cui non so resistere.
So*
sintetica e coincisa,il tuo dono è sempre con te ciao
L’oggetto del passato, il vibratore a manovella per dire, ferro e sangue, permette una compenetrazione totale tra sé e la macchina, in quanto questa per funzionare ha bisogno dell’energia che il soggetto le dà e il soggetto per provare piacere ha bisogno della macchina-oggetto che diviene estensione del suo corpo, e così parte di esso. Non c’è la mediazione, perciò la barriera che pone “distanza” (altro da me- non soggetto al mio totale controllo), della batteria o dell’elettricità. La fusione è totale, non due: io e l’oggetto; ma uno: il piacere.
complimenti a taglia per l’analisi:impeccabile sophie apprezzerà!
Sì… però…la cosa che mi affascina della macchina è proprio il fatto che la macchina non sia soggetta al mio totale controllo (anche le macchine hanno un’anima), e per questo mi permettere di perderlo ma alla fine, c’è sempre la fusione – come diceva Taglia – nel piacere.
So*
ciao
vorrei sapere da te,sophie, cosa ne pensi della fleshlight,attrezzo per uomini.lo conosci?se no dagli un occhiata….mi piacerebbe sapere un tuo parere ciao
Sìsì lo conosco… beh, se fossi un uomo penso che lo proverei, probabilmente nella viriante culo, o bocca
So*
la bocca della verità!!!
kisses
Hihihihi
So*
Dovremmo fare assieme un giretto al Brico….
stai sempre attenta a non farti male … troppo male!! (scherzo)