Moana porno-revolution
“Beh, anche Moana aveva una tetta più piccola dell’altra”. Questa è stata la prima frase che ricordo di aver sentito riguardo Moana Pozzi, quando ero io un essere in piena pubertà e lei era già nota anche ai non pornografi (e chi non lo è?) grazie a L’araba fenice, in cui faceva la critica di costume nuda o “vestita” solamente di un cellophan trasparente.
Poi ho sentito dire di lei che era una pornostar (a quell’epoca questa parola aveva solo il fascino delle “cose da grandi”), che era bella e anche molto intelligente.
Quello che mi aveva colpita anche da bambina, senza averla mai vista fisicamente, era proprio l’idea di una bellissima donna, disinibita e libera, intelligente, che scandalizzava il mondo ipocrita con la sua sfacciataggine. Come se stravolgesse l’intera teoria degli insieme le regole di bella e ordinata calligrafia. Per me, Moana Pozzi era una ribelle, una rivoluzionaria.
Ieri sera sono andata, dopo tanto tempo, a vedere uno spettacolo teatrale: Moana porno-revolution, al Teatro Litta di Milano (fino al 15 marzo), con Irene Serini per la regia di Marcela Serli.
E’ uno spettacolo semplice, fatto di poche luci ben giocate e di ombre dense, di una scena vuota e di una sedia, di voci e pensieri di passaggio nel corpo dell’unica, eccezionale, interprete. E’ uno spettacolo emozionante, che mi ha scossa, smossa, risuonando dentro di me come quando per Moana
il porno è arrivato come un grido di libertà.
E Moana porno-revolution non è altro che il grido di libertà di una donna, Anita, che è tutte le donne, è il racconto della sua ossessione per Moana e la sua rivoluzione sessuale: una rivoluzione che è pornografica perchè è senza pudori, elusioni e senza effetti speciali. E’ il coraggio e la cronologia di essere stessi ed inseguire un desiderio intimo, profondo, insopprimibile di godere di questa vita. E’ la libertà diventare ed essere Moana: gettare la maschera per scoprire e vivere la propria personale e spudorata verità.
Moana porno-revolution è arrivato al mio cuore, con la violenza di un orgasmo dopo un’anestesia.
Una mia piccola nota linguistica: il verbo to moan in inglese significa gemere.