Senza scampo – parte XIV
Destiny riprende la vanga, riprende a scavare, riprende a mugugnare una canzone passata di moda. Di tanto in tanto si gira a guardare Herbert da dietro le lenti scure, per controllare che non si svegli, o forse per assicurarsi che non crepi troppo in fretta. Poi torna di nuovo a spalare, infilando la testa rossa in quella cicatrice di deserto, accumulando terra sterile dietro di se.
Destiny si avvicina ad Herbert, gli toglie il collare e gli inietta un liquido ambrato nella giugulare. Poi gli slega le braccia lentamente, lo sistema per terra a faccia in su e gli incrocia le otto dita sul petto, con i panni insanguinati ad impacchettarlo per la sua arida festa d’addio. Raccoglie i pollici di Herbert, li infiza con un ferro arrugginito e va a sedersi vicino a quel che resta del fuoco, poi spruzza un po’ di benzina sulle braci e lascia cuocere i moncherini, appoggiando gli spiedi a un sasso sotto cui sta dormendo un serpente. Quando la carne si è carbonizzata e aderisce alle ossa, li prende e inizia a sfregarli con foga su un pannello di legno rotto, che traballa appoggiato sulle sue ginocchia. Poi trascina per i piedi il corpo molle e sporco di Herbert e con un calcio lo fa cadere nella fossa.